| Alzo la manina a segnalare che ho letto Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi, compresi i seguiti finora usciti. Da persona che quindi li ha letti, posso rispondere ad alcuni punti che hai riportato. Potrebbero esserci spoiler.
CITAZIONE [...] ho letto anche diversi spoiler nelle recensioni, perché avevo già in mente di leggerlo per analisi e non per piacere e basta, e viene criticato in particolare il fatto che le donne si sentano perse 'in funzione di un uomo', cioè che in ogni storia c'è una donna che soffre per un uomo, cosa che viene considerata uno stereotipo. Le storie narrate nel primo libro hanno in effetti come protagoniste delle donne.
Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kotake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche se stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre.
Di queste, solo le prime due storia parlano di un rapporto tra uomo e donna. Magari la storia di Fumiko rientra più nel genere "donna che soffre per un uomo", ma non mi è mai parso fosse succube o altro (c'è molto non detto tra lei e lui, ma non ho visto chissà quale "vivere in funzione di un uomo"). Anche perché bisognerebbe pure contestualizzare le varie dinamiche. Nel caso di Kotake abbiamo di fronte la storia di un uomo con l'Alzheimer, il marito, e ciò che comporta per lei vederlo scivolarle via, dimenticarla. Quella di Hirai, la terza storia, non vede uomini coinvolti, ma solo la sorella. E anche lì è un'altra tragedia. Infine Kei. Quella di Kei potrebbe essere l'unica storia delicata al punto da creare polemiche (perché decide di portare avanti una gravidanza sapendo che morirà). Il marito non le impone nulla, lascia a lei la scelta (anche se da quel che ricordo non era felice all'idea di vederla morire, non era per l'avere un figlio a tutti i costi, metteva la moglie davanti a tutto - e ricordo di averla letta in chiave molto positiva, perché i giapponesi su certe cose sono conservatori ai massimi livelli).
CITAZIONE Lo stile è troppo elementare e ripetitivo. Non sono una traduttrice, ma mi piacerebbe fare un confronto con altre traduzioni, per esempio in inglese, e anche con altri testi della narrativa giapponese più recente per capire se è un problema di traduzione oppure è la tendenza letteraria del posto - e capire se è di fatto un problema del libro o no; Per quanto riguarda lo stile dell'autore, mi pare semplice e lineare (forse troppo semplice dopo un po', ammetto). Il problema è la ripetitività che lo coglie nel secondo libro, dove a furia di ripetere le regole della tazza di caffè diventa pesante. Fortunatamente negli altri libri si rende conto e taglia, diventando più fluido (anche le storie migliorano, sebbene comunque quelle del secondo libro mi siano piaciute tutte). In linea generale, a me non è dispiaciuto. Con tutta la roba immonda che esce, mi va bene pure uno stile semplice ma privo di frasi al limite del grottesco. Il troppo stroppia.
Non so se la questione sia tutta giapponese, dovrei leggere altri autori recenti per capire se è semplice l'autore nel suo scrivere o se è una moda giapponese (in Giappone seguono le mode per qualsiasi cosa, non mi stupirebbe).
CITAZIONE Legato al punto sopra, se il libro tende a fare moralismi oppure se è una storia che va presa per storia come tale: soprattutto tra gli americani c'è l'idea che ogni libro debba avere un messaggio etico e sociale, spesso anche "politico" - o che si possa riversare nella politica - indipendentemente dalle diverse pretese che un testo può avere e non vanno in alcun modo immaginate se non sono esplicitate. Se il libro avrà la pretesa di fare una morale alle donne e il contenuto sarà stereotipato, allora lì sarà un effettivo problema: l'intenzione, non il piacere di per se; Sempre dal mio punto di vista, l'autore si limita a raccontare le storie delle persone, non fa moralismi, esattamente come i proprietari della caffetteria tende a osservare. Ogni personaggio è diverso, si pone in modo diverso e ragiona in modo diverso. Chi a ragione, chi a torto. Nulla più. Credo che certi individui tendano a esagerare ciò che leggono, volendo trovare a ogni costo una morale che magari - semplicemente - non c'è. Poi magari lo avrò analizzato male io, ho letto i suoi libri a gennaio e quindi potrei avere dei ricordi molto vaghi, ma non mi ha lasciato le stesse impressioni di chi ha recensito (e di recensioni ne ho lette a pacchi in quel periodo; la maggioranza si lamentava della ripetitività delle regole del caffè, o nelle storie raccontate, ma nulla più).
Poi, appunto, il nodo della questione: autore giapponese. Possiamo parlarne quanto vogliamo, ma i giapponesi restano molto conservatori e tenderanno sempre a esporre determinate dinamiche con la loro concezione, che non sempre si allinea con quelle occidentali. Soprattutto in caso di autori uomini.
Comunque, visto che è stato tirato in ballo questo libro, magari nei prossimi giorni lo riprenderò in mano e darò un secondo parere, lol. |
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